URBAN STYLE

Teresa Mancini partecipa alla Mostra Collettiva Urban Style  a cura di Loredana Rea, inaugurazione, Martedì 3 aprile 2012, alle ore 18,00 a Roma, presso lo Studio Arte Fuori Centro, via Ercole Bombelli 22.   L’esposizione rimarrà aperta fino al 20 aprile 2012, secondo il seguente orario: dal martedì al venerdì dalle 17,00 alle 20,00.

urban style ph teresa manciniQuarantaquattro sono gli artisti: Renzo Bellanca, Rosetta Berardi, Franca Bernardi, Marina Bindella, Francesco Calia, Domenico Carella, Pietro Celani, Elettra Cipriani, Giulia Corradetti, Carmela Corsitto, Laura Cristinzio, Gabriella Di Trani, Anna Maria Fardelli, Danilo Fiorucci, Salvatore Giunta, Paolo Gobbi, Cvetka Hojnik, Robert Lang, Margherita Levo Rosenberg, Vincenzo Ludovici, Federica Luzzi, Giuliano Mammoli, Teresa Mancini, Giovanna Martinelli, Cosetta Mastagostino, Rita Mele, Riccarda Montenero, Franco Nuti, Antonio Picardi, Teresa Pollidori, Lydia Predominato, Lucilla Ragni, Fernando Rea, Rosella Restante, Marcello Rossetti, Ninì Santoro, Alba Savoi, Grazia Sernia, Elena Sevi, Nicola Smerilli, Mimmo Torrese, Ilia Tufano, Serena Vallese, Oriano Zampieri.

Il tema che fa da collante al percorso espositivo è la città, intesa come il luogo della difforme stratificazione dei segni delle singole esistenze, che vi hanno trovato e continuano a trovare momentanea o duratura accoglienza. Gli artisti presenti in mostra sono stati invitati a riflettere intorno alle problematiche che in questi ultimi anni hanno animato i dibattiti intorno alla continua trasformazione dei centri urbani, per offrire i frammenti di un racconto polifonico, in cui dissonanze e armonie contribuiscono a creare una visione legata inevitabilmente alla specificità della propria esperienza.

Ognuno ha realizzato un’opera nelle dimensioni stabilite di cm 40×40, utilizzando la tecnica e i materiali più congeniali alla propria operatività. Si spazia quindi dalla pittura all’utilizzo di materiali eterogenei per esemplificare la molteplicità delle proposte linguistiche spesso molto distanti per formazione e risultati ed esaltare le differenze, le singolarità, le inevitabili diversità di orientamenti, che rappresentano il tessuto vitale della sperimentazione contemporanea.

LA CITTÀ’

Storie di argini e di margini

di Loredana Rea

 

 

Potrei dirti di quanti gradini sono le vie fatte a scale, di che sesto gli archi dei porticati, di quali lamine di zinco sono ricoperti i tetti; ma so già che sarebbe come non dirti nulla. Non di questo è fatta la città, ma di relazioni tra le misure del suo spazio e gli avvenimenti del suo passato.

                                                                                                                        Italo Calvino

La città non assolve soltanto a funzioni pratiche di vita, ma attraverso il suo disegno, attraverso la sua forma rappresenta il modo con cui la società comunica la stratificazione delle singole esistenze, che in essa hanno trovato e trovano momentanea o duratura accoglienza. La sua immagine non è cristallizzata, ma mobile e conseguentemente sfuggente, tanto che stenta a trovare il suo fondamento nei piani di sviluppo, affidandosi invece alla necessità di rendere manifesto il senso della collettività, che contribuisce a delineare il luogo capace di custodire i segni di chi lo ha attraversato. Al di là delle connotazioni comuni, infatti, ogni agglomerato umano ha un suo specifico carattere, una sua espressione particolare che lo distingue nettamente dagli altri, diventando il segno inequivocabile della propria identità.

Negli ultimi decenni importanti processi di trasformazione, tra fenomeni globali e necessità di rivalorizzazione delle risorse locali, hanno investito l’ambiente urbano, modificandone talvolta radicalmente la struttura. La città sempre più spesso diventa “liquida”, in continua e incontrollabile espansione, generando differenti forme di convivenza, ma anche nuove disuguaglianze e inaspettate condizioni di marginalità. Si presenta come guscio protettivo, che stabilisce una rassicurante demarcazione, o come spazio destabilizzante, responsabile di una progressiva spersonalizzazione, come ghetto in cui trovano radici emarginazione, violenza e miseria o come possibilità di incontro, confronto e crescita.

Inevitabilmente questi processi rimandano a cambiamenti altrettanto profondi che hanno interessato e continuano ad interessare l’economia, la politica e la cultura, dal momento che la città è il prodotto di un complesso coacervo di energie, che tendono verso un equilibrio dinamico.

Intorno a queste tematiche sono stati invitati a riflettere gli artisti presenti in mostra, per offrire i frammenti di un racconto complesso, in cui dissonanze e armonie contribuiscono a creare una visione legata  inevitabilmente alla specificità della propria esperienza. Periferie desolate, binari che si intersecano, muri di cemento animati da parole e disegni, panchine che accolgono le tracce di ineludibili solitudini, i cartelloni pubblicitari che suggeriscono realtà patinate, l’azzurro di un cielo che sopravanza le sagome dei palazzi, il brulichio vitale di una strada affollata, la natura che sopravvive alle forzata antropizzazione diventano la metafora dell’umana esistenza. Negli spigoli delle vie, negli specchi scuri delle finestre, negli intonaci scrostati, nelle vetrine colorate, negli autobus colmi di persone, negli scheletri di edifici che attendono di essere costruiti o nei tracciati di nuove strade ognuno allora potrà leggere, come nelle linee familiari della propria mano, le storie di altre esistenze.